Piattaforma per acqua, gas e calore
22. dicembre 2017

Il termine sta per scadere

Il periodo di transizione per i limiti massimi di arsenico e di uranio fissati nel 2014 scadrà tra poco più di un anno. Se nel 2019 i fornitori di acqua non soddisferanno i requisiti previsti, le autorità dovranno intervenire legalmente. Cosa possono fare i fornitori di acqua interessati?

L’assunzione a lungo termine di arsenico attraverso il consumo di acqua potabile contenente 50–1000 μg/l può causare lesioni cutanee, iperpigmentazione e vari tipi di cancro, ad esempio della pelle, dei polmoni, dei reni, del fegato o della prostata. Anche alla luce di queste conoscenze, nel 2014 la Svizzera, come raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità, ha abbassato il valore limite a 10 μg/l, ora incluso nell’Ordinanza del DFI sull’acqua potabile e sull’acqua per piscine e docce accessibili al pubblico (OPPD). È stato introdotto un valore limite di 30 μg/l anche per l’uranio, perché un’assunzione prolungata può provocare gravi lesioni ai reni. Va comunque detto che per queste due sostanze la situazione in Svizzera non è drammatica. Da uno studio sull’uranio condotto in Svizzera tra il 2003 e il 2011 risultava che solo lo 0,3 percento dei casi superava il limite massimo. Per quanto riguarda l’arsenico, secondo un servizio di ottobre delle cronache regionali della SRF, già solo in Vallese 13 comuni hanno riscontrato problemi. Tuttavia, si tratta di una situazione ben lontana da quella pakistana, dove in alcune zone sono stati misurati valori compresi tra 50 e i 500 μg/l.

Ma come deve comportarsi un’azienda dell’acqua potabile svizzera che non ha mai dovuto affrontare questo problema? Come prima cosa, dovrebbe chiarire in che misura sono disponibili dati sull’arsenico e sull’uranio. Per quanto riguarda l’arsenico, le regioni in cui è notoriamente presente in concentrazioni elevate sono soprattutto la Svizzera settentrionale, il Giura e le Alpi. Se esistono dati sufficienti per presupporre un pericolo dato dalla presenza delle sostanze sui pericoli posti dalle sostanze, bisogna discutere le misure da adottare. L’installazione di un sistema di filtrazione non è necessariamente l’unica soluzione. È preferibile sostituire una captazione nell’intero sistema di approvvigionamento con una fonte idrica alternativa oppure miscelare diversi tipi di acqua. Nel 2014 la SSIGA aveva già pubblicato la raccomandazione «Gestione di due sostanze in tracce di origine geogenica, arsenico e uranio, nell’approvvigionamento dell’acqua potabile» (W1015), che, oltre alle informazioni generali, dà indicazioni molto concrete sui passi da compiere per analizzare la situazione e in quale successione vanno fatti. Nel caso in cui sia necessario un sistema di filtrazione, esiste almeno un progetto di riferimento. Il comune di Grächen ha ad esempio installato un impianto di filtrazione sia per l’uranio sia per l’arsenico.

Letteratura: Raccomandazione «Empfehlung Umang mit den geogenen Spurenstoffen Arsen und Uran in der Trinkwasserversorgung» (W1015), «Gestire arsenico e uranio nell’acqua potabile» (Riflessi 4/2014) e «Entfernung von Arsen und Uran» (Aqua & Gas 4/2015)

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