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25. aprile 2023

Posizione ufficiale PFAS

l’inizio della fine?

Il gruppo di sostanze PFAS comprende sostanze alchiliche perfluorate e polifluorate, che in natura non possono essere degradate biologicamente o chimicamente né fisicamente. Queste sostanze persistenti, tossiche e purtroppo molto comuni nell’acqua, minacciano le risorse idriche a lungo termine: in un nuovo documento programmatico le aziende dell’acqua potabile chiedono che sia previsto un divieto per queste sostanze.
Rolf Meier 

Non senza motivo sono chiamate «sostanze chimiche perenni». Prodotte a partire dagli anni Quaranta, non si degradano più in natura e rappresentano una minaccia anche per le risorse idriche delle aziende dell’acqua potabile. Possiedono proprietà oleorepellenti, idrorepellenti e rendono le superfici impermeabili allo sporco, motivo per cui vengono spesso utilizzate come rivestimenti per indumenti da esterno, utensili da cucina e rivestimenti antiaderenti. Durante la produzione, ma anche attraverso l’attrito e l’evaporazione, le PFAS si diffondono nell’ambiente - si trovano praticamente ovunque - e purtroppo anche nelle risorse di acqua potabile.

Come si può tenere il problema sotto controllo? La rimozione delle PFAS dall’ambiente è un compito estremamente difficile. L’eliminazione delle PFAS dall’acqua non trattata, per quanto tecnicamente possibile, è un processo che oltre a richiedere molta energia, è molto costoso e non sostenibile. Il problema è noto alla SSIGA e anche alle associazioni partner europee. In un nuovo documento programmatico la SSIGA chiede che sia applicato un divieto a questo gruppo di sostanze, così da impedire la loro ulteriore immissione nell’ambiente. Parallelamente al divieto per le PFAS occorre prestare attenzione alle possibili sostanze sostitutive, che devono essere chiaramente innocue e non devono essere persistenti nell’ambiente. Se non è possibile rinunciare alle PFAS in determinate applicazioni, è necessario garantire che durante la produzione e l’uso queste sostanze non si diffondano nell’ambiente. Inoltre, è necessario istituire un sistema completo di monitoraggio delle PFAS attraverso i servizi nazionali e cantonali per l’ambiente, in modo da poter identificare le fonti di rilascio e le vie di ingresso.

Più rapida e più efficace sarà la rinuncia alle PFAS, minore sarà l’impatto sulle risorse idriche e più facile sarà trovare una soluzione. L’esempio delle PFAS dimostra anche che la protezione preventiva delle risorse è fondamentale e non inizia solo ai margini della zona di protezione! Ora tocca ai politici. Cosa deve accadere prima che i politici indichino la strada da seguire?

La nuova posizione ufficiale si trova qui: Posizione ufficiale e argomentazione 

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